Statico, indigesto lamento
percuote il pentito cuor
discepolo di spazi negati,
per le note lese
di stonati gemiti.
Verso il ponte
che di tanta linfa
il fiume cela
e sguardo tuo
sull’acque
un’immagine crea.
Rumori assenti,
oscena condizione
nel pensier natio
l’oscuro monito legge
e nitido l’aspetto si fa,
quella prigione maledetta
d’effimero sconcio pudore.
Ritorna spietata
lusinga arrendevole gote
del lustro amore
di tanta pacata vita,
la libertà.
...
di Denis Cornacchia
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