mercoledì 2 gennaio 2013

Anime grigie

 

 
Quel lungo viaggio sudato
soffocante tradimento
dell’errore fatto uomo,
sul ciglio del pianto
l’abisso mortale
trovaron.
Cenere di corpi
sui loro corpi,
la signora falce
anch’essa in lutto
inorridita giaceva
sul petto d’erba appassita.
Quel ciel di nebbia
l’amato sole celava
e di fango
i loro occhi
nutrivan dolore.
Estremo saluto
a chi non c’era,
ai cari abbandonati
che di luce e libertà
regnavan in pace
l’anime sull’onde
d’oceani azzurri.
Grevi strazianti passi
l’agonia vestiva le sere
d’inutili pensieri
intorpiditi dal fendente,
la mano assassina.
Ignari del domani
visi smorti, abbandonati,
d’assente giudizio vitale
le sagome scure ardevano
ed occhi sibillini
schiusi e lucidi
nell’ultimo giaciglio
sprofondavano.
Abbracci, speranze
sfaldate litanie diffuse
a tacer la voce
pe l’ultimo addio.
Ed urla silenti
che di nubi e pioggia
ne avevan pieni i fiumi
e la terra madre
cullar tentò
l’ultimo saluto.
Il dolore
il sacrificio umano,
nulla l’invader spronò
lo spirito alato
che tornar d’incubo
sul pensier malato
taceva l’ombra
del demone ribelle
che di falce perì
sul suo stesso marmo.
Han cercato
l’orizzonte assente,
han sperato la vita
han guardato il cielo
oltre la scia grigia
dove il sole brillava…
ancora di luce.
Una prece.
...
di Denis Cornacchia

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