giovedì 29 agosto 2013

Notti eterne

Così tanta luce,
la notte si chiede
se curar l’ombrata cella
dell’uomo agli occhi
la presenza s’avverte
di cotanta bellezza.
E siamo lì
dinnanzi sovrani
nel regno suo ritorto
d’orfano nitore,
confusi.
Il dì cieco
all’imbarazzo ride
e scrolla il disturbo
di tanta sobrietà,
l’uomo vive non muore
nella notte nemmeno,
è solo e tenebroso.
Aspettando l’ore brevi
si dilunga l’oratore
di lucciole lui prega
che il cammin sia breve.
Risveglio il giorno canta
gesta e memorie di storia
aspettando sin da sera

la prossima fermata.

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